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La nottola di Minerva

Il nuovo giornalino studentesco dell'Istituto Cremona~Zappa

GUERRE SILENZIOSE - Sudan

Il 15 aprile 2023, a Khartoum, capitale del Sudan, scoppia un conflitto tra le forze armate del generale Abdel-Fattah Al-Burhan e le Forze di sostegno rapido (Rsf) guidate da Mohamed Hamdan Dagalo. Il primo è il capo del Consiglio sovrano, al comando del paese dall’ottobre 2021, il presidente de facto, il secondo è il numero due del paese, il vicepresidente. Gli scontri si diffondono rapidamente in tutto il territorio sudanese, specialmente nella regione sud-occidentale del Darfur, già teatro nei primi anni 2000 di duri scontri su base etnica. Gli eserciti attaccano anche il popolo, e gli osservatori Onu riconoscono in questo conflitto i caratteri della pulizia etnica e del genocidio. Dopo un anno e mezzo, la situazione umanitaria è critica: a ottobre 2024 l’Onu registra undici milioni di sfollati e riconosce quella sudanese come la più grande crisi di fame del mondo, con oltre metà della popolazione, circa 26 milioni di persone, che affronta livelli di fame acuta. Come hanno osservato diversi analisti, il conflitto tra le due fazioni è anche una guerra contro i civili, inasprita da questioni etniche e religiose.

Per comprendere le cause di questa guerra bisogna fare un salto indietro.Dal 1989 al 2019 il Sudan è stato governato da un regime militarista islamico, guidato da Omar al-Bashir. Egli ha istituzionalizzato le milizie su base tribale, che hanno convissuto con l’esercito regolare per trent’anni. Al-Bashir si è servito di queste milizie, in particolare dei janjawid, dal 2003 al 2008 per reprimere i gruppi armati ribelli del Darfur. Il conflitto in questa regione, instabile anche dopo il 2008, ha causato una catastrofe umanitaria, e secondo l’Onu ci sono stati circa quattrocentomila morti. Ciò è valso al presidente al-Bashir un’incriminazione per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio dalla Corte penale internazionale. I janjawid sono confluiti poi nelle Rsf, i paramilitari comandati da Dagalo, che avrebbero dovuto fungere da forza pretoriana del presidente al-Bashir.

Per anni le Rsf hanno combattuto al fianco dell’esercito regolare sia in Sudan che nei paesi vicini, rafforzando la figura di Dagalo all’estero: oltre che nel Darfur sono intervenute nella guerra in Yemen al fianco dell’Arabia Saudita, e nel conflitto in Libia. Inoltre, Dagalo è entrato in affari con i mercenari russi della Wagner, nelle operazioni di estrazione dell’oro in Sudan.

Poi, nell’aprile 2019, esercito regolare e Rsf hanno deposto Bashir e la guida del paese è passata in mano al Consiglio supremo, organo incaricato di avviare latransizione democratica in Sudan. Una transizione interrotta nell’ottobre 2021 da un colpo di stato, messo in atto ancora una volta dall’esercito regolare e dalle Rsf. I generali dei due schieramenti avevano però ambizioni politiche inconciliabili, e sono giunti allo scontro il 15 aprile 2023, in seguito a un anno e mezzo di dialoghi inconcludenti sulla spartizione del potere.

A ottobre 2024, dopo più di un anno di duri scontri e di vessazioni della popolazione, il conflitto non accenna a spegnersi.

Gli unici tentativi di dialogo tra le due parti si sono concretizzati in un tavolo negoziale a Jeddah, in Arabia Saudita, mediato tra gli altri dagli Stati Uniti, che però non ha portato alcun risultato; infatti, entrambi gli schieramenti continuano a sperare in una vittoria militare sul campo. È centrale anche la posizione degli altri attori regionali: le Rsf sono supportate dal punto di vista di approvvigionamento dalle armi dagli Emirati Arabi Uniti, mentre l’esercito regolare è appoggiato dal governo egiziano.

Infatti, entrambe le parti continuano asperare in una vittoria militare sul campo.

È centrale anche la posizione degli altri attori regionali: le Rsf sono supportate nell’approvvigionamento delle armi dagli Emirati Arabi Uniti, mentre l’esercito regolare è appoggiato dal governo egiziano.

Con tutta l’attenzione mondiale concentrata sulle grandi crisi in Palestina e Ucraina, la guerra civile in Sudan è largamente trascurata. Ricercando informazioni per questo articolo ho persino faticato a trovare dati aggiornati sulle posizioni dei paesi occidentali in merito a questo scontro.

Se da un lato è chiaro che gli effetti di questa guerra si riverberano sui paesi occidentali in maniera minore rispetto agli altri due conflitti, dall’altro dovrebbe essere un imperativo garantire una copertura mediatica a una delle crisi umanitarie più grandi del pianeta.

Sitografia

unric.org - unocha.org - ispionline.it

Autore: Mattia Alvarez 5C